Giuseppe Massarenti

(Bologna, 1867-1950)
 
 

Socialista riformista, si dedicò fin dalla giovane età alle organizzazioni di braccianti e mondine di Molinella, suo paese natale.
Durante gli studi in farmacia all’Università di Bologna, entrò in contatto con Andrea Costa, maturando la necessità di svolgere un’azione di tutela in favore dei braccianti e dei mezzadri del bolognese, colpiti dalla miseria e dalla malattie (come la pellagra).

Per elevare la classe lavoratrice ritenne necessario un triplice concorso di strumenti:
• un sindacato forte
• una cooperazione diffusa
• l'amministrazione dei comuni da parte dei socialisti.

Fu delegato, in rappresentanza della Lega democratica di Molinella, al congresso costitutivo del Partito dei lavoratori italiani del 1892. Nel 1896 fondò la Cooperativa di consumo di Molinella, una delle prime in Emilia-Romagna, che fu di sostegno ai lavoratori agricoli impegnati negli scioperi di quegli anni.
Nel 1898, a causa del suo attivismo nei confronti dei contadini fu costretto a rifugiarsi in Svizzera , per fare ritorno a Molinella, paese simbolo del socialismo municipale, di cui fu sindaco nel 1906 e poi deputato nel 1908.
Grazie alla sua opera, le cooperative locali vissero un periodo di sviluppo e ampliamento.

Nel giugno 1921, sfuggito al tentativo fascista di assassinarlo, si rifugiò a Roma dove visse, proscritto dal fascismo bolognese. Durante il fascismo fu destituito dalla carica di sindaco e mandato al confino e successivamente internato in un ospedale psichiatrico.

Scrive infatti Rosario Sorace: “Nel 1921 Massarenti in un’assemblea di lavoratori delle province di Bologna e Ferrara approvò una mozione ispirata al principio della non violenza, invitando a non accettare le provocazioni dei fascisti. Nel giugno del 1921 i fascisti ferraresi occuparono Molinella, devastarono la cooperativa di consumo e le sedi dei partiti di sinistra e diedero la caccia al sindaco. Fu costretto a lasciare il Comune e a trasferirsi a Roma”.

Dopo il novembre 1926, varate dal fascismo le leggi eccezionali, Massarenti venne arrestato e condannato a 5 anni di confino: fu relegato all'isola di Lampedusa. Fece ritorno a Molinella solamente dopo la fine del secondo conflitto mondiale, nel 1948. Per la sua attività promotrice fu chiamato Apostolo della cooperazione. Morì a 83 anni.

Il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi assistette ai suoi funerali ed alla folla dei partecipanti onorò con queste parole il cooperatore bolognese e l’uomo politico, che spese la vita per difendere la dignità dei lavoratori emiliani:
Attraversando le terre che mi hanno condotto fin qui, ho avuto la sensazione del valore dell’opera di Massarenti. Occorreva un Poeta che potesse vedere questi acquitrini, trasformarsi in campi ubertosi; occorreva un Apostolo di bontà, perché sapesse trasfondere la fiamma che ardeva nel suo cuore in quelli dei suoi concittadini; occorreva un Costruttore quale fu Massarenti perché le idee si trasformassero e al posto dei servi della gleba sorgessero migliaia di lavoratori consapevoli del loro diritto da far valere e dei loro doveri da compiere. All’Apostolo, al Poeta, al Costruttore, invio il saluto mio e di tutti gli italiani“.


Per approfondire:

• F. Cazzamalli, L'avventura di Giuseppe Massarenti (Per la libertà e la dignità del cittadino), STEB, Bologna, 1978.
• G. Mazzoni, Un uomo, un paese: Giuseppe Massarenti e Molinella, Istituto Gramsci Emilia Romagna, Bologna, 1990.
• M. Poli, Giuseppe Massarenti. Una vita per i più deboli, Marsilio, Venezia, 2008
• S. Violante, Massarenti Giuseppe, in A. Mortara (a cura di), I protagonisti dell'intervento pubblico in Italia, Milano, 1984.
• S. Violante, Massarenti Giuseppe, in A. Mortara (a cura di), I protagonisti dell'intervento pubblico in Italia, Milano, 1984.
• C.Santini, Dichiarate matto Massarenti in “I Portici” Bimestrale della Provincia di Bologna, Anno IX n. 2 aprile 2005.
• A. Albertazzi, Massarenti Giuseppe in Dizionario Biografico Online, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese: 1919-1945 a cura di Alessandro Albertazzi, Luigi Arbizzani, Nazario Sauro Onofri.