Responsabilità sociale d’impresa


Da tempo ormai si è diffusa nella comunità degli affari, negli ambienti accademici e nella pubblica opinione la consapevolezza che l’impresa non costituisce una realtà isolata e chiusa in sé stessa, ma una entità che si colloca e opera in un determinato contesto ed è necessariamente chiamata a relazionarsi con l’esterno.

A metà degli anni Cinquanta Adriano Olivetti, il pioniere italiano della responsabilità sociale delle organizzazioni economiche nei confronti della comunità, locale o statuale che fosse,, concepiva l’impresa, soprattutto quella di grandi dimensioni, come un “bene comune” e non tanto e non solo “un interesse privato”.

Da questa rinata consapevolezza discende il convincimento che è funzionale all’impresa, nonché al raggiungimento dell’obiettivo primario, anche se non esclusivo, del profitto e alla legittimazione sociale, farsi carico delle interazioni e delle esternalità, sia positive che negative, che ogni attività economica genera e determina nel mercato e nella comunità sociale di riferimento, e comunicarle a tutti i soggetti e le parti interessate (stake-holder).

Cosicché, rispetto all’assoluta centralità (per non dire, esclusività) che in passato assumeva l’interesse degli azionisti (shareholders) si è presa progressivamente coscienza della rilevanza degli interessi degli stakeholders, cioè di quei soggetti (fornitori, lavoratori, consumatori, comunità locali) a vario titolo coinvolti nell’attività propria dell’impresa, di produzione e di scambio di beni e/o servizi.

Ed è in questa prospettiva che si invoca e si propugna una vera e propria svolta etica, che dovrebbe attuarsi mediante l’adozione, da parte degli operatori economici, di comportamenti eticamente orientati e socialmente responsabili che superino l’angusta logica della mera massimizzazione del profitto e di strumenti di social accountability (tra cui il bilancio sociale, il bilancio di missione, la valutazione d’impatto sociale, e così via).

Con la formula responsabilità sociale dell'impresa (RSI) – o con quella, equivalente di origine anglosassone, di Corporate Social Responsibility (CSR) – si indica, dunque, un modello di azione imprenditoriale caratterizzato dall’attenzione accordata a legittime aspirazioni e a interessi ulteriori e diversi rispetto alla solo valorizzazione del capitale di rischio e all’incremento degli utili (shareholder value).

La Carta dei Valori della Cooperazione trentina recita:
“La responsabilità sociale, valore fondante delle imprese del movimento cooperativo, contribuisce alla loro legittimazione,ma anche allo sviluppo economico e al benessere sociale delle comunità”.