Ercole Chiri

(Pavia 1890-1980)

Esponente della cooperazione cattolica, fu tra i promotori, insieme a don Luigi Sturzo, di cui fu collaboratore, del Partito Popolare nel 1919.
Nel 1919 contribuì alla fondazione della Confederazione delle Cooperative Italiane di cui fu Segretario generale.
Nell’intervento al primo congresso nazionale della cooperazione cristiana (2-3 aprile 1921) Chiri traccia la linea di demarcazione tra le tre tipologie di cooperazione:

Tra il programma della scuola liberale che se pure ha saputo dare un incremento alla ricchezza ha a questa sacrificati i più santi e delicati rapporti religiosi, morali e domestici, giacchè il lavoratore appare più spesso come strumento materiale di essa che come uomo dotato di anima, di pensieri, di affetti e di doveri; ha offese le leggi di un’equa distribuzione favorendo per virtù di una sbrigliata concorrenza tra deboli e forti l’accentramento della ricchezza e dell’attività nelle mani dei più potenti creando quell’assetto sociale detto dell’economia capitalistica, col suo predominio ultrapotente del capitale, con l’asservimento del lavoratore, col degradamento morale delle popolazioni, colle sue crisi di produzione, con i suoi scioperi, colle convulsioni popolari, e la scuola socialista, sia essa socialismo di cattedra o di Stato o sia essa socialismo di piazza, per cui nulla è l’individuo e tutto è la collettività assunta al concetto di un organismo vitale soggetto a continue, sostanziali e necessarie trasformazioni, in mezzo a cui la esistenza degli individui trovasi assorbita, confusa e travolta, per cui lo Stato diviene il potere che confisca, regola, dirige con mezzi coercitivi, l’operosità di tutti nell’adempimento di un ordine sociale stabilito a priori nella mente dei politici, si imposta la nostra scuola sociale cristiana, sistema armonico di istituti fondamentali della società, radicati nella natura, perfezionati nel cristianesimo, consacrati nella storia, quale nelle linee guida della Grande Enciclica e negli studi di Colui che di questa scuola in Italia fu tra i più alti assertori e nel campo della scienza e in quello dell’attuazione pratica, del nostro grande maestro cui particolarmente abbiamo voluto dedicare questa nostra assise nazionale, Giuseppe Toniolo. Mentre secondo la mentalità liberale la cooperazione rientra nell’assieme dei correttivi della ingiusta distribuzione della ricchezza quale si è venuta determinando nella società attuale, mentre secondo la mentalità socialista essa non è che uno strumento di transizione dall’economia capitalistica a quella collettiva da essi sognata, per noi la cooperazione è forma di attività autonoma e capace di indefinito sviluppo ed ha la sua ragion d’essere in se stessa in quanto, avvicinando il capitale al lavoro, risolve i conflitti di classe ed emancipa le classi lavoratrici da qualsiasi dominazione soffocatrice. Così mentre oggi i due fattori di produzione, lavoro ed ingegno, sono asserviti al capitale, secondo la nostra concezione, sarà domani il capitale posto al servizio dell’ingegno e del lavoro, che in tal guisa potrà far giustamente prevalere il suo carattere razionale ed umano”.

In un’intervista rilasciata all’avvio del primo congresso della Confederazione tenutosi nel 1921, Chiri illustra il duplice obiettivo della cooperazione: “Gli scopi consistono primariamente nella eliminazione di qualsiasi intermediario dal ciclo economico con vantaggio dei consumatori e dei produttori che ne beneficiano nella riduzione dei prezzi e dei costi, e, secondariamente, coincidono con la tendenza a trasformare l’attuale assetto sociale su un fondamento migliore”.

Abbandonò la vita politica con il fascismo e si schierò contro il Sindacato fascista della cooperazione (al tempo le cooperative cattoliche furono fortemente osteggiate dal regime).
Fu parte attiva della Resistenza, come membro della Giunta militare del Comitato di Liberazione Nazionale in rappresentanza della Democrazia cristiana. Alla fine della Seconda guerra mondiale, contribuì alla ricostruzione della Confederazione Cooperative Italiane, di cui fu Presidente.

In un brano dell’intervista che integrale si può leggere sul sito www.coopenazione.net, Chiri illustra la missione della centrale cooperativa di ispirazione cristiana:

L’attività esplicata dalla Confederazione Cooperativa Italiana non è stata affatto inutile, anzi si può affermare che si è mostrata addirittura provvidenziale nei riguardi del nostro movimento. Fino ad un anno e mezzo fa, la cooperazione cristiano-sociale era deliberatamente dallo Stato ignorata per la mancanza di un centro unico che la riassumesse e la imponesse mentre quella socialista aveva nella Lega Nazionale la sua maggiore espressione, era riuscita non solo a farsi riconoscere ma a penetrare nei più importanti consessi statali e particolarmente nell’Istituto Nazionale di Credito per la Cooperazione avvantaggiandosi dei capitali di questo per potersi meglio espandere e consolidare come poderoso veicolo di spirito socialista tra le masse. Ma la battaglia ingaggiata dalla Confederazione Cooperativa Italiana per spezzare questo monopolio del cooperativismo socialista, sebbene abbia richiesto energie e sacrifici, tuttavia non è stato senza frutto”.

Per approfondire:

• Pietro Cafaro, Chiri Ercole, in F. Traniello - G. Campanini (a cura di), Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, 1860-1980, Marietti, Casale Monferrato, 1981

• Luigi Trezzi, Chiri Ercole, in L. Trezzi - M. Gallo (a cura di) Protagonisti e figure della cooperazione cattolica (1893 - 1963), ECRA, Roma, 1986.