don Geremia Dalponte

(1848-1927)
 
 

Collega e amico fraterno di don Lorenzo Guetti dai tempi del seminario di Trento, professore di teologia dogmatica. Promosse nel 1895 la Famiglia Cooperativa e la Cassa Rurale di Vigo Lomaso.

Riportiamo alcuni passaggi dell’orazione funebre a don Lorenzo Guetti, proferita da don Geremia:

Consentite questo sfogo necessario a chi nato, cresciuto, educato, vissuto con lui, non sa ancora raccapezzarsi dallo schianto provato, non sa ancora riaversi dalla costernazione, in cui piombò la notizia dell’immane sciagura (...) Era per eccellenza l’uomo di azione: possedeva in grado eminente lo spirito d’iniziativa, lo slancio dell’impresa. Quando gli si affacciava un’opera che gli pareva buona, atta a sollevare il popolo, egli vi metteva mano, vi si tuffava dentro: non badava a difficoltà, a spine, a intoppi (...)

Egli concepisce la Cooperativa, e, senza chiassi e discussioni, ne impianta una a Quadra: l’idea attecchisce e fa eccellente prova: da Quadra si propaga, si dilata, ed in breve lasso di tempo si ramifica in tutto il Trentino (...) La sua canonica era, sempre, letteralmente assediata (...) Quando un mese fa, il perito dell’arte gli annunziò, alla mia presenza, la senteura della morte inevitabile, egli non si turbò, non cadde di animo, non perdette il suo buon umore, la serenità dello spirito (...) Egli fu sempre strenuo propugnatore de’ legittimi diritti della nostra patria e nazionalità; ed ebbe il rispetto anche da uomini di diversa fede. L’opportunismo, crittogama che infetta la vita oggidì, istintivamente aborrì (...)

La sua ospitalità era proverbiale, il suo disinteresse senza pari. Benché non privo di risorse, specie questi ultimi anni, morì povero; e questo è il suo miglior elogio (...) Quale l’uomo, tale lo scrittore.Ebbe facile penna, popolare, briosa: scrisse ad istruzione del popolo di svariati argomenti; generalmente soleva svolgere su per i giornali quelle idee, della cui attuazione stava in quel momento occupandosi (...) Don Lorenzo carissimo! Son cinque giorni che, nel separarci, mi dicevi: “A rivederci, là via” - e intendevi Trento: l’augurio non si avverò. Alla mia volta ti dico: a rivederci in questo cimitero, dove le mie ossa voglio riposino accanto alle tue; a rivederci lassù, dove è bandita la separazione: ed il presagio, speriamo, non fallirà
”.


Per approfondire:

Fabio Giacomoni, Renzo Tommasi, 100 anni di SAIT. Una storia del Trentino. Le radici della cooperazione di consumo trentina: 100 personaggi per 100 anni SAIT, 1999. pp 127-128